mercoledì 5 giugno 2013

Go to essential! Fuck TV cook!!! [un post polemico]

L'attenzione mediatica si è concentrata molto, negli ultimi anni, sulla spettacolarizzazione del cibo,
creando contesti artificiali deputati alla produzione ed alla critica di pietanze.
E questa non è certo una novità.
Da un certo punto di vista, anche Rockitchen (con tutte le varianti del caso) si inserisce in questo filone, nonostante sia nato prima del boom di cucine televisive.

Tuttavia.

Non possiedo la tv, ma gli echi delle numerose trasmissioni "di cucina" mi raggiungono attraverso il web, attraverso la radio, e (ancor più sorprendentemente) attraverso modi di dire, atteggiamenti e imitazioni delle note trasmissioni e dei loro protagonisti; tant'è che allora mi armo di pazienza e vado a guardare video, streaming e commenti vari.

La sensazione che ne ricavo è piuttosto ambigua: se da un lato mi affascina la diffusione della cultura del gusto, dall'altro lato mi spaventa la rincorsa allo spettacolo, l'utilizzo delle materie prime alimentari avulso dalla loro storia e dal loro significato e orientato invece alla sollecitazione di forme di successo mediatico che cambiano per contenuti ma che vengono replicate nelle modalità.
Emergono sostanzialmente competizione, comunicazioni grottesche, eccessiva velocità di realizzazione (va a finire che non si comprende mai bene le procedure), il tutto confezionato rendendo il reality più vero della realtà.

Mi spaventa che non venga trasmessa la fatica e il lavoro che sta dietro alla farina, all'olio, ai vegetali ed all'allevamento sano di animali.
Mi spaventa che il cibo venga indissolubilmente associato allo status, come fosse un orologio, un profumo, un'automobile.
Mi disorienta la giustificazione di un linguaggio volgare sulle cose da mangiare, il "è una merda" appreso e ripreso anche da bambini nei confronti di quanto preparato dalle loro famiglie.
Mi sembra antropologicamente malsano che il legame tra umanità e cibo sia dissolto nella percezione dei telespettatori.
Trovo grottesco che oltre ad essere tutti allenatori, ora siamo anche tutti chef.

Io ripartirei da qui, dal significato di "nutrimento", nelle sue sfumature più varie;
nutrimento che sostanzialmente assume il senso di elemento che il corpo trasforma in energia;
nutrimento dei sensi, delle emozioni, del corpo, dell'idea di Sè, dell'immaginazione di un futuro.

Consapevoli dell'esperienza del nutrimento saremo più capaci di tracciare il confine tra l'essenza e l'eccesso, tra l'utile e il superfluo.

Due proposte etimologiche da cui ripartire:
nutrimento 01
nutrimento 02